Presentata oggi nei dettagli la prossima edizione della Biennale di Venezia che aprirà da sabato 20 aprile a domenica 24 novembre 2024, ai Giardini e all'Arsenale. La 60° Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, a cura di Adriano Petrosa e prodotta dalla Biennale di Venezia, si articolerà tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale in due nuclei distinti: Nucleo Contemporaneo e Nucleo Storico. Come principio guida, la Biennale Arte 2024 ha privilegiato artisti che non hanno mai partecipato all'Esposizione Internazionale, anche se alcuni di loro hanno già esposto in un Padiglione Nazionale, in un Evento Collaterale o in una passata edizione della Esposizione Internazionale.
La fotografia dell'artista tedesco Leandro Erlich ha il potere di sfidare la percezione e trasformare la nostra prospettiva. Ciò che più colpisce di Erlich è il modo in cui riprende spazi comuni paesaggi e oggetti quotidiani in qualcosa di straordinario. Il suo messaggio profondo e universale ci spinge a riflettere sulla natura della realtà e su come la percezione possa essere manipolata e distorta. Ogni opera è un invito a mettere in discussione ciò che vediamo, sentiamo e crediamo.
Franco Piazza espone dodici opere come principale campo di ricerca l’illusione ottica e l’impressione plastica del movimento. L’artista prende l’avvio dall'astrattismo geometrico suggerendo con le sue indagini teoriche ricerche puramente retiniche sul movimento. È un'arte essenzialmente grafica, basata su una rigorosa definizione del metodo operativo, attraverso linee collocate in griglie modulari e strutturali diverse, effetti che inducono uno stato di instabilità percettiva con l'intento di sbalordire lo spettatore, esaltando effetti di illusioni ottiche. Sono opere in cui non c’è posto per il cuore, ma per la retina. I bruschi contrasti in bianco e nero, l'insostenibile vibrazione dei colori complementari, il baluginante intreccio di linee e strutture permutate perpendicolarmente dalla più chiara alla più scura, sono tutti elementi il cui compito non è più quello di immergere l'osservatore in una dolce e monotona contemplazione, ma di stimolarlo e il suo occhio con lui, ad una bellezza pura e universale, impersonale se non addirittura codificabile.